Sabato 05 Novembre in Sala Salieri, presso Fieracavalli 2022 di Verona Fieracavalli Verona sarà un’importante occasione per la nostra Fondazione, che prevede anche la partecipazione del dr. Leonardo Zoccante (Dirigente medico Neuropsichiatria Infantile di Verona e Responsabile Centro Autismo Regionale di Verona) nonché di Cristina Bosio (Presidente Fondazione Cuore Blu) e Federica Costa (Presidente ANTS)

È possibile scaricare il programma su: https://www.fondazionecuoreblu.it/…/pieghevole…

L’utilizzo degli animali a fini terapeutici ha radici molto antiche. Oggi è ormai diffusa la nozione che un animale da compagnia, oltre a garantire la sostituzione di affetti mancanti o carenti, possa favorire i contatti interpersonali attraverso meccanismi di facilitazione sociale. Negli ultimi decenni, inoltre, è stato dimostrato un effetto diretto del legame con un animale da compagnia su parametri psicofisiologici collegati alla salute umana.

La vicinanza con un animale da compagnia (pet) aiuta ad affrontare condizioni di stress o di conflittualità e rappresenta un potenziale supporto per individui con problemi di comportamento sociale e di comunicazione, come bambini, anziani, disabili, pazienti psichiatrici.

Il termine pet-therapy, coniato nel 1964 dallo psichiatra infantile Boris M. Levinson, si riferisce all’impiego degli animali da compagnia per curare specifiche malattie. Sebbene sia diventato un termine di uso comune, le linee guida del Ministero della Salute (del 2015) lo hanno sostituito con Interventi Assistiti con gli Animali (IAA). Ciò permette una migliore distinzione tra le diverse tipologie di approcci:

– Attività Assistita con gli Animali (AAA), dove prevale la componente ludico-ricreativa

– Educazione Assistita con gli Animali (EAA), educativa

– Terapia Assistita con gli Animali (TAA), terapeutica

Anche nel caso di persone affette da disturbi dello spettro autistico, con difficoltà a comunicare e interagire con gli altri, l’introduzione di cani nelle sedute terapeutiche ha avuto effetti incoraggianti: rapido miglioramento del livello di attenzione e della frequenza delle interazioni sociali, sia verbali sia non verbali, e riduzione delle stereotipie comportamentali, cioè di quei movimenti ripetuti senza apparente scopo che spesso caratterizzano il disturbo.

Stessi risultati si sono ottenuti con i cavalli, anch’essi animali intrisi della capacità di favorire le relazioni sociali umane, con implicazioni pratiche non solo nei percorsi di cura ma anche in ambiti educativi.

I meccanismi alla base degli effetti descritti sono ancora in fase di studio.

È noto che la sola presenza di un animale – durante situazioni percepite come stressanti – riduca i livelli di ansia, la pressione sanguigna e il battito cardiaco. Studi scientifici hanno mostrato come il contatto fisico con un animale induca una riduzione dei livelli degli ormoni responsabili della risposta allo stress e un aumento delle quantità di ormoni e neurotrasmettitori in grado di determinare emozioni positive (endorfine e dopamina). Ciò determina anche un miglioramento delle relazioni con gli altri e dell’umore in generale.

(Fonte ISS)